E' arrivato il tempo della vendemmia e sono pronto per raccontarti un'altra storia.
Non ti voglio mica sfruzzicà pè farmi ascoltare, Maremma Vinaiola! .
Stai boncitto e attento mentre ascolti la storia di Barbetta.
Come chi era
Barbetta?
Sciotè, non sai chi era Barbetta! Eppure lo sanno tutti .
Augusto Sadun detto Barbetta era un ebreo che viveva a Pitigliano e di professione faceva il Falegname.
Maremma complicata, ora i pensieri insieme ai ricordi mi sfarfallano nel cervello e mì devo concentrà per bene prima di iniziare il racconto.
Barbetta aveva la bottega nel Borgo antico di Pitigliano, sulla strada della Sinagoga.
Via Zuccarelli è scritto sulla cartina del paese.
Chiamatela un pò come vi pare, i Pitiglianesi la chiamano con il suo nome popolare : " Il Ghetto" .
Il Ghetto è la strada più più bella del borgo.
Vicoli e scale scivolano ai lati della via insinuandosi come fa l'acqua nel tufo per terminare a strapiombo su un paesaggio spettacolare.
Via Zuccarelli-Pitigliano - Foto by Carlo Fè
Barbetta era un bravo e stimato falegname, la sua bottega era sempre operosa.
Capitava, purtroppo, che una famiglie del paese gli ordinasse una cassa da morto.
In quei tempi le casse venivano costruite su misura .
Quando arrivava l'ordine della cassa da morto su misura, Barbetta trasferiva la sua attività nel bel mezzo della strada .
Non costruiva mai le bare all'interno della sua bottega, va a capì il perchè.
Forse la bottega era buia e lui si impressionava, forse era stretta e aveva bisogno di maggiore spazio. Insomma però ti dico per certo che Barbetta le casse da morto le costruiva solo in mezzo alla strada, davanti alla sua bottega .
Era più tranquillo- dici tu ?- Siee meglio, non era mai tranquillo.
Immagina te quanta gente passava su e giù per quella strada durante il giorno.
Te lo dico io, tanta gente camminava lì per il Ghetto. In quella Via c'erano molte botteghe, c'era il forno, il calzolaio, il macellaio e la Sinagoga.
foto by Carlo Fè
Credimi, quella strada era un via vai di gente.
Incrociando Barbetta in mezzo al Ghetto a nazzicà nella cassa, tutti si fermavano per dirgli : :
Oh Barbetta... e chi è morto ?
Barbetta detestava queste domande, si sentiva come sciunito dalle parole e dai rumori.
Per levarsi subito la gente di torno lui, senza nemmeno alzare gli occhi, rispondeva dando un nome al defunto, il primo che gli veniva in mente, ma mai quello giusto.
Che le risposte di
Barbetta fossero sempre errate era un fatto conosciuto, ma la gente non demordeva, gli sciorni come sai, la curiosità non la sanno trattere .
Così erano tanti a scompiglià
Barbetta, che continuava imperterrito a inchiodà la cassa.
Un giorno
Barbetta aveva una cassa da consegnare, ma il lavoro ordinato in tempo non era ancora finito.
Il ritardo si accumulavo ed il falegname era nervoso.
Il morto quella volta, era un personaggio molto conosciuto ed importante nel paese.
Immagina te ora quanta gente c'era quel giorno intorno al povero Falegname, lì in mezzo al Ghetto.
Più Barbetta si concentrava per accorciare i tempi, più lo sciame aumentava.
Tutti volevano sapere qualcosa di più sull'evento.
Come è successo ? Quando è successo? Di chi era figlio? Che mestiere faceva il su' nonno?
e via di questo passo.
Le domande ormai erano raffiche ed investivano il falegname che seduto per terra, a testa bassa
era concentrato sul suo lavoro.
Barbetta non rispondeva, inchiodava e grugniva, ma il tempo passava inesorabile .
All'ora stabilita per la consegna, con il morto attorniato da parenti addolorati per l'estremo addio, la bara non era pronta.
I parenti iniziarono a protestare mandando munelli da Barbetta per mettergli prescia.
Sadun sentì le vigule addosso.
Mandò di corsa Armandino, l'apprendista falegname a casa dei parenti con questo ordine preciso da trasmettere :
" Invece di fare tanta lagna fate meglio a salare subito il morto, così si mantiene più a lungo ..almeno fino all'arrivo della bara" .